

SARA’ SICURO VENIRE A SCUOLA DI MUSICA? QUALI SARANNO LE MISURE DI PREVENZIONE ANTI COVID PRESE DA OFFICINE MUSICALI PER FARE LEZIONI DI MUSICA IN SICUREZZA?
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La ragione per cui abbiamo deciso di chiudere la scuola prima del lockdown è proprio perché non abbiamo voluto mettere a rischio i nostri allievi. Anche se in Italia i numeri relativi all’andamento del Covid-19 sollevano una certa preoccupazione, gli esperti sostengono che rispetto alla scorsa primavera, la situazione è ben diversa perchè il paese ha imparato ad affrontare l’emergenza con misure preventive e cautelative. All’interno della scuola delle Officine viene garantita una regolare sanificazione delle aule e degli strumenti, la bonifica degli impianti di areazione e un completo ricambio d’aria all’interno dell’aula. Le regole che siamo tenuti a rispettare sono poche e semplici: disinfettarsi le mani con il gel appena si entra, usare la mascherina negli spazi comuni mantenere la distanza di un metro, viene chiesto un monitoraggio personale della temperatura: chi ha una temperatura superiore a 37 gradi non potrà venire a scuola. Le lezioni verranno recuperate in ogni caso.
L’ampiezza delle aule garantisce una distanza dall’insegnante superiore al metro e mezzo. Per Laboratori e altre attività che prevedono la presenza di più persone vige lo stesso criterio: protezione, distanza e limite massimo di persone consentite nell’aula. Per quanto riguarda le attività corali, vista l’impossibilità di portare la mascherina, abbiamo deciso di garantire una protezione con pannelli di plexiglas.
Speravamo che tutto fosse finito con l’estate, ma evidentemente le discoteche, i locali pieni e le spiagge gremite non hanno permesso la regressione del virus. Noi siamo ancora qui a cercare di fare quello che il comune buonsenso avrebbe dovuto suggerire… e non è poi così duro. Studiare uno strumento non è come andare in discoteca.
Facciamo tutto il possibile per non dover tornare a chiudere le scuole… BASTA SOLO UN POCO DI ATTENZIONE.

salotto culturale del jazz
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Dal Rinascimento al Barocco:
le nuove commistioni musicali
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Il passaggio dal Rinascimento al Barocco segna, nell’ambito dello scenario musicale europeo, l’affermazione del repertorio strumentale, il rifiorire della tecnica e della teoria di costruzione degli strumenti, la pubblicazione di metodi e la circolazione del sapere musicale, l’elaborazione di una tecnica che mette in risalto il virtuosismo dei solisti ma anche la potenzialità contrappuntistica di resa polifonica. Il costante e ampio uso degli ottoni sia nella dimensione collettiva che solistica è uno dei tratti che l’estetica barocca ha tramandato alla musica americana. Il corno, impiegato come richiamo e segnale nell’ambito della caccia, resterà un ricordo assai debole nella musica afro-americana. È al trombone e soprattutto alla tromba che il jazz può guardare nella ricerca delle sue radici europee.
Nell’epoca delle grandi trasformazioni geo-politiche dell’Ottocento, scandite dal continuo scontro tra popolazioni vicine e lontane, in Europa si afferma sempre più una musica “militare” legata alle funzioni di guerra, agli spostamenti delle truppe, alla quotidianità degli eserciti. È il caso della marcia che, mimando con una scansione ritmica il passo dei soldati, viene suonata in forme spesso spettacolari da musicisti in movimento nelle strade e nei luoghi all’aperto. Dal ritmo dei tamburi e dal suono degli strumenti a fiato (flauti, ance, ottoni) si formeranno le bande, prima militari e poi civili, cui gli afroamericani avrebbero guardato e imitato le sembianze a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Tra tonale e modale
Tra l'inizio del Seicento e la fine dell’Ottocento si afferma, in Occidente, la musica tonale come evoluzione della musica modale. E’ importante fare una precisazione sulla differenza tra questi due sistemi e capire come la musica sia poi la risultante di una interpretazione in chiave culturale (quindi soggettiva) di un fatto fisico (quindi oggettivo) quale può essere, ad esempio, l'intervallo tra due suoni aventi stesso significato, come quello che noi occidentali chiamiamo “intervallo di ottava”. Ogni popolo ha diviso questo intervallo in modo diverso, secondo la propria evoluzione culturale, musicale, e secondo la propria percezione nel susseguirsi dei suoni. Ecco che le popolazioni indiane adottano una scala contenente i quarti di tono, gli africani usano (generalizzando per chiarezza espositiva) un tipo di scala pentatonica, quindi cinque suoni, molte culture locali dell'est europeo usano scale particolari che sono state spesso oggetto di interesse da parte di compositori “colti”, Bartok tra tutti.
Il nostro sistema tonale è incentrato sul rapporto che i singoli gradi della scala hanno con la tonica (armonia funzionale). Quest’ultima è un po’ come il sole, funziona da centro di gravità in cui tutti gli accordi e le note nella melodia sembrano dover tornare inevitabilmente sulla tonica altrimenti si ha la sensazione che qualcosa rimanga sospeso o irrisolto. Così la frase di un assolo che termini sulla tonica, dà lo stesso senso di compiutezza, forse anche troppa, tanto che spesso si cerca di evitare un epilogo così scontato navigando verso approdi più instabili. La musica tonale, quindi, ha dei rapporti di forza al suo interno che ne caratterizzano fortemente lo svolgimento, con tanto di regole, intervalli e progressioni, soprattutto si basa sul rapporto di reciproca attrazione tra dominante e tonica, attribuendo agli accordi costruiti su ogni grado della scala, una funzione (da questo, armonia funzionale).
Non dimentichiamoci però che stiamo parlando di qualcosa di strettamente legato al gusto e alla cultura di un popolo per cui queste regole, nel corso dei secoli, spesso sono cambiate, forzate a volte in avanti da musicisti precursori di nuove soluzioni o da influenze stilistiche esterne (scale e sistemi provenienti da altre culture), per cui i passaggi o gli intervalli, un tempo “vietati”, sono poi diventati prassi comune.
Intorno al Novecento si sviluppano altri sistemi musicali come la dodecafonia, ovvero la democratica uguaglianza delle dodici note, che però non annullano il sistema tonale e tutte le gerarchie interne alla scala che, per secoli, hanno dettato legge a livello compositivo.
Con il jazz si ha una rivalorizzazione del sistema modale, a partire da “Kind of Blue” di Miles Davis e poi con Coltrane e la musica free. L’esperienza musicale di questi nuovi protagonisti, ripercorre un ritorno al passato ai sistemi primitivi, senza però soppiantare il sistema tonale, ma arricchendone le possibilità. Nel jazz nessuno suona o compone in modo solo tonale o solo modale.
Nel modalismo le note hanno uguale importanza, non esiste “sensibile” e tanto meno “dominante”: il “modo” (maggiore o minore), è una sequenza di note a se stante che crea di per sé un ambiente sonoro, un colore da sfruttare senza necessità di modulare verso altri modi. Un esempio di musica modale possono essere i raga indiani, composizioni nelle quali l’esecutore improvvisa su una scala ben definita.
Lo scarto fra tonalità e modalità, fra esattezza di intonazione e libertà di emissione sonora (vocale e strumentale) sarà una caratteristica saliente che riflette l’incontro-scontro prima tra bianchi e amerindi e poi tra bianchi e neri.
Singolare e innovativo dal punto di vista armonico è il caso del blues che nel suo sistema considera di tonica un accordo di settima dominante (es. Fa7), sovvertendo così il principio basilare della musica tonale europea. Come se guardando le cose da un altro punto di vista venisse reinterpretato il concetto assoluto della musica occidentale che si basa, invece, sulla contrapposizione tra tonica e dominante. (R. Ferrara, 2009)
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Il jazz è generalmente associato all’improvvisazione su una struttura predefinita di accordi, possiamo marginalmente dire che questa caratteristica è stata propria anche della musica eurocolta tradizionale dove, solo nel diciannovesimo secolo, si afferma una scissione tra autore e interprete. In epoca barocca o classica, gli interpreti potevano improvvisare ma solo su determinati punti dello spartito individuati dagli autori, secondo la tecnica del contrappunto fugato su una base di basso continuo. La differenza sostanziale risiede nel fatto che nel jazz, l’improvvisazione è un fatto esistenziale, senza l’improvvisazione non ci sarebbe il jazz, mentre nella musica eurocolta europea era di secondaria importanza.
Di fatto, per quanto riguarda le diverse influenze, possiamo dire che la musica europea ha dato un forte contributo al jazz nello specifico della relazione tra armonia e melodia, mentre per tutto ciò che riguarda la parte ritmica le eredità più importanti sono di provenienza africana.
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